Anticoagulanti naturali: quali sono?

Mantenere il sangue sufficientemente “fluido” è una delle chiavi per proteggere cuore, cervello e circolazione. Quando questo equilibrio si altera e il sangue tende a coagulare più del necessario, aumentano i rischi di trombosi, infarto e ictus. È qui che entrano in gioco i cosiddetti anticoagulanti naturali: sostanze presenti in alcuni alimenti e integratori che possono contribuire a ridurre l’aggregazione delle piastrine e a favorire una buona funzionalità del sistema circolatorio. Gli anticoagulanti naturali possono dare un piccolo ma prezioso contributo nella prevenzione cardiovascolare. Tuttavia, non sostituiscono in alcun modo le terapie prescritte dal medico. In questo articolo, esploreremo insieme quali sono gli anticoagulanti naturali, quanto sono davvero efficaci e quando possono diventare rischiosi.
Anticoagulanti naturali: quali sono?
Quando parliamo di “anticoagulanti naturali” ci riferiamo a sostanze presenti in cibi, piante o integratori con effetto antiaggregante o “fluidificante” del sangue: aiutano cioè a ridurre la tendenza delle piastrine ad aggregarsi o rendono il sangue leggermente meno viscoso. L’effetto è molto più lieve rispetto ai farmaci e non può in alcun modo sostituire una terapia prescritta. Tra i principali anticoagulanti troviamo:
- Omega-3 (EPA e DHA), presenti soprattutto in pesce azzurro (salmone, sgombro, sardine) e negli integratori a base di olio di pesce. Hanno un’azione antiaggregante piastrinica lieve e aiutano a migliorare il profilo lipidico e la salute cardiovascolare.
- Aglio. L’allicina, sostanza attiva liberata quando l’aglio viene schiacciato o tritato, è considerata un anticoagulante piastrinico naturale e un fibrinolitico, cioè ostacola la formazione di coaguli e ne favorisce la dissoluzione.
- Ginkgo biloba. Estratto fitoterapico utilizzato per microcircolo e memoria, mostra un moderato effetto antiaggregante piastrinico. Va assolutamente evitato in associazione a terapia anticoagulante o antiaggregante senza stretto controllo medico per il rischio di sanguinamento.
- Curcuma. La curcumina, il suo principio attivo, è studiata per l’effetto antinfiammatorio e per una possibile azione sulla coagulazione.
Quando i rimedi naturali possono essere rischiosi
Proprio perché agiscono – anche se in modo più blando – sui meccanismi della coagulazione, gli anticoagulanti naturali non sono sempre innocui. È bene fare particolare attenzione in caso di:
- Terapia con anticoagulanti o antiaggreganti (warfarin, acenocumarolo): alcuni rimedi naturali possono potenziare l’effetto dei farmaci e aumentare il rischio di sanguinamento;
- Precedenti emorragici, ulcera gastrica, fragilità vascolare;
- Interventi chirurgici o estrazioni dentarie programmati: spesso è necessario sospendere integratori e fitoterapici con potere anticoagulante diversi giorni prima;
- Gravidanza e allattamento, dove l’uso di molti estratti vegetali non è sufficientemente studiato.
In questi casi, qualsiasi integratore o rimedio naturale, anche se “solo” a base di erbe, va discusso prima con il medico o con il farmacista, perché potrebbe potenziare l’effetto dei farmaci e aumentare il rischio di sanguinamento.
Vitamina K2 e coagulazione: cosa c’è da sapere
Nel discorso sugli anticoagulanti naturali entra spesso, impropriamente, la vitamina K2. La vitamina K2 non è un anticoagulante, in particolare:
- Attiva la proteina osteocalcina, che lega il calcio e lo trasporta nelle ossa.
- Attiva la proteina MGP, Matrix Gla Protein, che lega il calcio circolante ed evita che si depositi sulle pareti dei vasi sanguigni.
Molto spesso, negli integratori la vitamina K2 viene associata alla vitamina D3: insieme, lavorano in sinergia per il normale mantenimento di ossa e denti. In particolare:
- La vitamina D3 aumenta l’assorbimento del calcio,
- La vitamina K2 assicura che il calcio venga depositato nelle ossa e non nelle arterie.
Gli integratori a base di vitamina K2 e D3 sono indicati per:
- chi espone poco la pelle al sole (lavoro in ufficio, vita sedentaria);
- adulti e anziani che vogliono proteggere la salute delle ossa;
- donne in menopausa, fase in cui il rischio di osteoporosi aumenta.
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